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Teatro

Teatro (28)

Spettacoli Teatrali dell'attore Gennaro Cannavacciuolo

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Esordi

Esordi (1)

Esordi dell'attore Gennaro Cannavacciuolo

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Recensioni

Recensioni (29)

Le Recensioni dei media

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Operette

Operette (1)

Gennaro Cannavacciuolo è chiamato ad interpretare il ruolo del brillante in varie operette. In modo continuativo per il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, ma anche per il Politeama di Prato, il Verdi di Salerno sotto l'egida del Teatro San Carlo di Napoli, per il Teatro Verdi di Pisa ed il Teatro Carlo Felice di Genova.
Le sue interpretazioni riscuotono grandi consensi tant'è che nel 2002 gli viene assegnato il premio "Trieste Operette"

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Copia di Scugnizza

Il re dell’operetta

Ma quanto è fortunato questo Gennaro Cannavacciuolo. Non pago di aver mosso i primi passi nientemeno sul palco accanto al grande Eduardo De Filippo e Pupella Maggio, si può prendere il lusso (rarissimo per un italiano) di spaziare dalla prosa, al canto; dal cinema all’operetta, senza per altro disdegnare la televisione.

E tutto e sempre nel migliore dei modi, con grande, estrema professionalità, tipica di chi i sacrifici sa esattamente cosa vogliono dire.

Laura Piazzi, L’Indipendente

 

Il bizzarro segretario Chic, lo spiritato Gennaro Cannavacciuolo che torna con grande successo al ruolo in cui si rivelò al Festival del 1996.

Rino Alessi, Il Piccolo

 

Gennaro Cannavacciuolo si è rivelato personalissimo e divertente nei panni ambigui del Conte Boni.

Daniela Bonitabus, Gazzettino di Trieste

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Copia di Ditegli Sempre di Si

Bravissimo Cannavacciuolo

[la] sorella Teresina, che il bravissimo Gennaro Cannavacciuolo interpreta “en travesti” dandole un sapore di straniata, dolente verità convalidando l’aria di “diversità” che aleggia in famiglia.

Magda Poli, Corriere della Sera, 03.05.09

 

Nel personaggio che fu di Titina, si fa apprezzare un attore straordinariamente eterogeneo quale Gennaro Cannavacciuolo, impegnato in una fantasiosa trasformazione, che rende merito alla sua specificità d’artista doppio, en travesti.

Renato Ribaud, l’Avanti, 30 marzo 2009

 

. il ruolo narrativo della ratio concepito per Teresa Lo Giudice, sorella del Murri, è invece meravigliosamente riletto da Gennaro Cannavacciuolo.

Anna Stromillo, Il Roma, 05.03.09

 

 

Il ruolo di Teresa affidato al bravissimo Gennaro Cannavacciuolo, quasi solo un’interpretazione maschile riuscisse a trasmettere contemporaneamente un’immagine di composta ed altera femminilità permeata da una forte e dignitosa drammaticità.

C.O., Vita Nuova, Trieste, 20.02.09

 

 

la sorella Teresina,, qui interpretata en travesti ma serissimamente dal bravo ed ironico Gennaro Cannavacciuolo.

Mario Brandolin, Il Messaggero Veneto, 15.02.09

 

 

Ottimo Gennaro Cannavacciuolo, in un ruolo particolare en travestì… Successo a fine spettacolo.

R. Malesci, Brescia, 05.02.09

 

 

uno straordinario Gennaro Cannavacciuolo (la sorella Teresa, la sola a conoscere il passato di follia del fratello).

Ravenna, Informazione, 28.01.09

 

 

. attorno a [Michele] invano si prodiga la sorella Teresa, truccata come la zia Bettina di Gian Burrasca che, nella raffigurazione spiritata ed eccentrica di Gennaro Cannavacciuolo, somiglia all’Evita Peròn dello scrittore argentino.

Enrico Groppali, Il Giornale, 07.07.08

 

 

Il personaggio della sorella Teresina è interpretato da un uomo, il bravissimo Gennaro Cannavacciuolo che rende con precisione il carattere ossessivo e quasi asessuato del personaggio.

Stefano Vosa, Medinapoli, 22.06.08

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Copia di Le 5 Rose di Jennifer

Anna, in tailleur e cappello sul perbene spinto, isterico per le peripezie del suo gatto, esagitata tipo De Havilland nella Fossa dei Serpenti, di cui Gennaro Cannavacciuolo crea un magistrale ritratto.

La Repubblica, Franco Quadri, 15.11.01

 

 

.. il grande attore-cantante Gennaro Cannavacciuolo, nel ruolo che fu di Franceschi.

Roberto Incerti, La Repubblica, 04.12. 01

 

 

mentre il bravissimo Gennaro Cannavacciuolo dà vita a un’Anna minacciosamente inquietante, tagliente e altrettanto disperata.

Corriere della Sera, Magda Poli, 04.11. 01

 

 

E’ bravissimo , talentuoso, Gennaro Cannavacciuolo nel ruolo di Anna.

Il Mattino, Enrico Fiore, 01.11.01

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Copia di Volare con Domenico Modugno 2010-2018

Spettacolo Volare: ripresa 2010-2018 (debutto 1988 con Domenico Modugno). Oltre 450 repliche in 6 anni.

Regia: Marco Mete; movimenti coreografici: Leda Lojodice

Oltre 500 repliche dal 2010

 

Definito dalla critica “un autentico gioiello”, lo spettacolo dal titolo “Volare” è tutto dedicato a Domenico Modugno: un tuffo emozionante nella storia della grande canzone italiana.

 Lo spettacolo nasce con la collaborazione di Domenico Modugno nel lontano 1988: dopo un mese di repliche, è poi rimasto “nel cassetto” sino al 2010 quando è stato ripreso in una versione arricchita, ma sempre secondo le indicazioni date a suo tempo dal grande cantautore.

Il recital di Gennaro Cannavacciuolo propone in una reinterpretazione personale le varie strade musicali percorse da Modugno.

Nella prima parte, via con le canzoni dialettali e macchiettistiche, da “O ccafè” a “La donna riccia”, da “La cicoria” e “U pisci spada”, alla più famosa “Io mammeta e tu”; fino ai monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra madre e figlio tratto dalla commedia musicale “Tommaso D’Amalfi” di Eduardo de Filippo, eseguito con l’apporto della voce registrata di Pupella Maggio che volle dare il suo contributo a questo spettacolo.

Nella seconda parte da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno come “Vecchio frac”, “Tu si na cosa grande”, “Resta cu mme” e così via sino all’ormai inno nazionale “Nel blu dipinto di blu”, cantato e danzato a mo di Tip Tap alla maniera di Fred Astaire.

Uno spettacolo coinvolgente ed interattivo, applaudito dalla critica più esigente, che propone un alternarsi sottile di momenti comici e di alcuni più melanconici, di aspetti gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche; uno spettacolo in cui Gennaro Cannavacciuolo miscela il pathos di Di Giacomo al realismo triste-ironico di Eduardo, approdando con successo ad una comicità teatral-musicale dai mille volti.

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Copia di Le tre verità di cesira 1992-2008

Autore: Manlio Santanelli

Regia: Angelo Savelli

 

Oltre 500 repliche

 

Descrizione:

“Le tre verità di Cesira" è un monologo comico nel quale la protagonista - una venditrice di limonate nei vicoli della Napoli dei quartieri spagnoli - racconta ad uso e consumo di un supposto cameraman del “telegiornale” tre diverse versioni a giustificazione della presenza di un folto paio di virilissimi baffi sul suo “corpo di donna, femminile". Tre racconti decisamente surreali, dove la comicità vira spesso verso il grottesco, aprendo squarci amari sulla verità… Ma verità di che? Verità della condizione esistenziale della protagonista? Verità della condizione sociale del sottoproletariato napoletano? Verità pirandelliana dell’ambiguità del linguaggio e della comunicazione umana? La particolarità della messa in scena di Pupi e Fresedde consiste nell’aver affidato il personaggio della donna baffuta ad un interprete maschile, il bravissimo Gennaro Cannavacciuolo, riconducendo questa Cesira all’interno di una lunga galleria di ritratti di “mostri ermafroditi”, di “matrone virili” di cui è ricca la tradizione napoletana dall’antica Opera Buffa fino ai vari De Simone, Ruccello e Moscato.

 

Recensione

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Copia di Le Tre verità di Cesira

La scenografia essenziale, semplice, ma ben costituita, focalizza l’attenzione del pubblico sul noto attore napoletano. Cannavacciuolo che sfodera tutta la sua abilità istrionica, mostrando un’innata inclinazione alla comicità, accompagnata da una studiata introspezione psicologica del personaggio di Cesira.

Il patto di fiducia con il pubblico riesce, grazie all’abilità dell’ attore nell’ interagire con il pubblico, dosando sapientemente ritmo e toni. Nella sua interpretazione emerge la salace ironia delle narrazioni della protagonista, ma soprattutto il carattere di una donna che ha bisogno di parlare di sé, incapace di sopportare l’indifferenza di chi le sta intorno, che siano i vicini di casa o il marito. Dietro il riso e l’ ironia c’è, però, un fondo di malinconia e di solitudine che vena di sottili sfumature psicologiche lo spettacolo.

Gennaro Cannavacciuolo si mostra vera anima e forza motrice dello spettacolo. Capace di giocare sempre con ironia sull’ambiguità del suo personaggio e di tenere sul filo gli esiti dei propri racconti, anche se spesso interrotti da piacevoli incisi, l’attore riesce così a coinvolgere la platea ed appassionarla in un crescendo di intensità.

Le tre verità di Cesira al Teatro dell’ Angelo è uno spettacolo d’intrattenimento piacevole e divertente, adatto a tutta la famiglia, e in particolare a chi vuole unire alla semplice risata, la visione di un attore eccezionale, degno dell’antica tradizione partenopea.

 

Teatro.Org, Debora Bora, 10.11.09

 

 

Il grande Gennaro Cannavacciuolo, chi meglio di lui avrebbe potuto interpretare Cesira? Amato personaggio delle scene nazionali è stato sempre delizioso, lucido magnifico Caronte attraverso la storia, conducendo all’interno dei meandri, delle paure, delle risa, parte della stessa parte.

Il Corriere di Firenze, Tommaso Cimenti, 05.06.04

 

 

Il tocco decisivo viene dalla straordinaria e nello stesso tempo sapiente e godibilissima interpretazione di Gennaro Cannavacciuolo….

Il Mattino, Enrico Fiore, 24.01.04

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Ancora una volta il pubblico ha lodato il brillante testo e la bravura di Gennaro Cannavacciuolo….

Roma, M.G. Poggiagliolmi, 23.01.04

 

 

Gennaro Cannavacciuolo che attraversa abilmente i tanti registri del testo: dal comico al grottesco, dal leggero al tragico con rigore e precisione attoriale.

Il Corriere de Mezzogiorno, Natascia Festa, 23.01.04

 

 

[Gennaro] dà voce e baffi alla travolgente Cesira con talento sfumato e corposo… raccogliendo calorosi applausi

L’Unità, Sara Mamone, 06.10.00

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Copia di L’AJO NELL’IMBARAZZO 1988-1989

di J. Ferretti; musiche G. Donizzetti; regia: Lucia Ragni

L'opera si svolge all'inizio del XIX secolo, in una non precisata città italiana.

Il Marchese Giulio esige che i suoi figli, Enrico e Pippetto, crescano nella più totale ignoranza di ogni questione sessuale. Enrico però ha segretamente sposato Gilda, e i due hanno anche un figlio. Esasperato dalla vita che è costretto a condurre, il giovane chiede l'aiuto dell'anziano precettore Gregorio, e gli fa incontrare la moglie. Quando giunge il marchese, Gilda rimane intrappolata nella camera di Gregorio. La giovane si preoccupa, perché deve allattare il bambino: Gregorio è costretto ad andare a prendere il bambino e portarglielo, nascosto sotto il suo mantello. Leonarda, una vecchia serva della casa, informa il marchese dei suoi sospetti; don Giulio scopre Gilda, ma è convinto che sia l'amante del precettore. Nella tempestosa scena che segue, che coinvolge tutti i personaggi, la verità viene finalmente a galla. Il marchese dapprima vorrebbe cacciare e diseredare Enrico per lasciare tutto a Pippetto, poi il deciso intervento di Gilda lo spinge al ripensamento e nella famiglia torna la serenità.

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Copia di L’AJO NELL’IMBARAZZO 1988-1989

di J. Ferretti; musiche G. Donizzetti; regia: Lucia Ragni

L'opera si svolge all'inizio del XIX secolo, in una non precisata città italiana.

Il Marchese Giulio esige che i suoi figli, Enrico e Pippetto, crescano nella più totale ignoranza di ogni questione sessuale. Enrico però ha segretamente sposato Gilda, e i due hanno anche un figlio. Esasperato dalla vita che è costretto a condurre, il giovane chiede l'aiuto dell'anziano precettore Gregorio, e gli fa incontrare la moglie. Quando giunge il marchese, Gilda rimane intrappolata nella camera di Gregorio. La giovane si preoccupa, perché deve allattare il bambino: Gregorio è costretto ad andare a prendere il bambino e portarglielo, nascosto sotto il suo mantello. Leonarda, una vecchia serva della casa, informa il marchese dei suoi sospetti; don Giulio scopre Gilda, ma è convinto che sia l'amante del precettore. Nella tempestosa scena che segue, che coinvolge tutti i personaggi, la verità viene finalmente a galla. Il marchese dapprima vorrebbe cacciare e diseredare Enrico per lasciare tutto a Pippetto, poi il deciso intervento di Gilda lo spinge al ripensamento e nella famiglia torna la serenità.

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