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Spettacoli Teatrali dell'attore Gennaro Cannavacciuolo

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Esordi dell'attore Gennaro Cannavacciuolo

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Premi

Premi (1)

Riconoscimenti ricevuti nel corso della Carriera

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Operette

Operette (1)

Gennaro Cannavacciuolo è chiamato ad interpretare il ruolo del brillante in varie operette. In modo continuativo per il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, ma anche per il Politeama di Prato, il Verdi di Salerno sotto l'egida del Teatro San Carlo di Napoli, per il Teatro Verdi di Pisa ed il Teatro Carlo Felice di Genova.
Le sue interpretazioni riscuotono grandi consensi tant'è che nel 2002 gli viene assegnato il premio "Trieste Operette"

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L’Invisibile che c'è 2013-2015

Mio figlio? È sempre stato curioso. Una volta mi disse: papà, ma davvero esiste il paradiso? Non c’è padre che possa fornire questa risposta pensando di poter essere preceduto, in questo passaggio ultraterreno, dal proprio figlio. È un dolore senza nome perché inverte le leggi della Natura e come tutte le cose contro Natura ha in sé qualcosa di abominevole. Un padre e un figlio, un figlio e il suo papà: un legame ovviamente profondo e viscerale, un legame che porta l’uomo della nostra storia, un padre, appunto, a vivere emozioni forti e profonde. Vedere il figlio nascere, crescere, diventare uomo e...

Ne “l’invisibile che c’è” tutto rimane sospeso, tutto orbita intorno a quella ´e`. E come il modellino di un trenino elettrico, dove tutto funziona in virtù della perfezione di una serie infinita di minuscoli meccanismi, così le nostre esistenze scorrono fino a quando qualcosa non inceppa quei meccanismi e tutto si blocca, si complica e anche percorrere pochi metri diventa un’impresa improba.

La vita, si sa, è imprevedibile, ma cosa accadrebbe se lo diventasse anche la morte?

Pochi si sono presi la briga di narrare la storia d’amore tra un figlio e suo padre e questa vicenda ne è intrisa, con semplicità.

In questo spettacolo si vola: lo spettatore fluttua e non sempre se ne accorge. Le emozioni sono fortissime e contrastanti. Si affrontano temi drammatici, ma con fantasia e leggerezza, con ilarità e misticismo, il tutto avvolto da un’atmosfera surreale. Una commedia sul dolore, quasi un ossimoro. Anche la morte di un figlio, del resto, è un concetto profondamente contraddittorio. Insomma, l’amore e la vita sono faccende con dinamiche straordinarie. Ma anche la morte...

Papà... Figlio mio, ma sei tu? Si papà, so’ io. Ma, addo’ stai? Qua, giusto dietro a te. Dietro a me? Ma io non ti vedo! Però mi senti...

 

Autore: Antonio Grosso

Regia: Paolo Triestino

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Il Mio Nome è Milly – storia di una diva

 Leggi l'articolo di Enrico Fiore

Milly ha cantato molte canzoni “da uomo”, e l’averle riprese è stato per Cannavacciuolo una sorta di ricollocazione in situ, con protervia, rispetto e profonda umiltà. L’astrazione è, per me, il grande distintivo di questo artista che si esprime con il canto e la recitazione. Gennaro Cannavacciuolo abita un luogo misterioso ai confini tra l’astrazione e l’emozione. E’ capace di cantare con un’estrema cura ed attenzione, nelle parole e del porgerle. L’incontro tra Cannavacciuolo e Milly offre risultati straordinari… Cannavacciuolo abita il presente come trasognato fingendo una distrazione che è un ricamo, o uno sberleffo, come quelli di cui erano capaci Totò, Eduardo e, l’ultimo, Massimo Troisi. La Repubblica, Alvise Sapori

… la scena colmata dalla bravura di Cannavacciuolo che con questo recital ha confermato le sue doti di attento e raffinato difensore del varietà. Secolo d’Italia, R. Fantozzi 

L’eclettismo, la duttilità, la sensibilità e l’indubbia bravura di Gennaro Cannavacciuolo sono la garanzia di uno spettacolo di rara eleganza e di ricerca accurata e fedele alla vita della grande artista. Milano Post, N. Neme

"Uno straordinario spettacolo, di Gennaro Cannavacciuolo, sorprendente e meraviglioso..."

"Prosegue poi con i numerosi applausi ed i “gridati” BRAVO provenienti dal pubblico in sala..."

"A spettacolo finito Cannavacciuolo non ha potuto lasciare il palcoscenico per le richieste del bis reclamate dal pubblico..." Mondopressing, Lucia Ferrigno

Grande Cannavacciuolo nei panni di Milly. Applausi dunque per Cannavacciuolo, questo meraviglioso chansonnier che senza tradirla ce la restituisce più viva che mai in un concerto indimenticabile. Il Giornale, Enrico Groppali

Ancora una volta, Gennaro Cannavacciuolo si conferma splendido e raffinato difensore di un colto ed elegante recupero del varietà. L’Avanti , M.S.

Questo è uno straordinario spettacolo di Gennaro Cannavacciuolo… Efficacissimo come Gennaro, straordinario attore e cantante, muove i panelli in palcoscenico che si riferiscono alla vita della grande artista di cui Cannavacciuolo racconta la storia con assoluta dominanza della musica ma anche del teatro. Il Mattino, F.A..

… l’emozione della sua voce va venire i brividi… e lui come sempre è di una bravura eccezionale… Giornale d’Italia, A. De Martino

Cannavacciuolo con sincero affetto e grande mestiere fa rivivere Milly nelle canzoni e nei gesti... [...] Uno spettacolo non solo per i cultori di Milly, ma per tutti gli amanti del varietà di classe. Duels, Marì Alberione

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Il Mio Nome è Milly–Storia di una diva

In questo spettacolo, Gennaro Cannavacciuolo è un narratore che canta la vita privata ed artistica di Milly.

Il recital, in due tempi, traccia una biografia con le canzoni più emblematiche della cantante-attrice piemontese, dove ogni canzone è stata scelta per sottolineare un momento significativo della sua vita e della sua carriera.

In un quadro scenografico elegante, con luccichii da sera sul nero dominante, composto da gigantografie che ritraggono vari momenti della vita di Milly e che Gennaro fa ruotare nei momenti clou della narrazione, si parte con il varietà degli Anni 20, sulle note di “Era nata a Novi”, “Le rose rosse” , “Donne e giornali” e “Mutandine di chiffon”. Si narra poi del flirt tra Milly ed il Principe Umberto, ma anche dell’amore disperato di Cesare Paveseche la cantante mai poté ricambiare e da cui ricevette lettere infuocate. Si prosegue con le note di “Parlami d’amore Mariù”, che sottolineano l’incontro con Vittorio De Sica da cui sfocerà un’eterna amicizia.

Un revival del periodo francese evocato da “Milord” e due famosi pezzi di Jacques Brel chiude il primo tempo.

Il cavallo di battaglia “Si fa ma non si dice” apre il secondo tempo ed introduce l’incontro con Strehler, raccontato e cantato attraverso alcune delle canzoni più significative di Brecht, quali la “Ballata della schiavitù sessuale”, “Surabaya Johnny” e la “Ballata di Mackie Messer”.

Quindi un brano recitato de “l’Istruttoria” di Peter Weiss (processo di Auschwitz a Francoforte), testo che Milly interpreterà per la prima volta in Italia con grande successo.

Lo spettacolo continua con l’incontro fortunato con Filippo Crivelli che creerà per lei i famosi “recital” nei quali Milly, oltre a cantare il repertorio brillante del variété, introdurrà quello di Brecht-Weill ed i testi più significativi dei cantautori e musicisti degli anni 60-70, quali EndrigoLauziDe AndrèAznavour e Piazzolla, qui riproposti in un’intensità crescente.

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Gran Varietà - Il Peccato Erotico a luci rose 2010-2019

IL PECCATO EROTICO – GRAN VARIETA’ – One-Man-Show

L’ARTE DI FAR RIDERE CON STILE E RAFFINATEZZA: IL GRAN PREGIO DI GENNARO CANNAVACCIUOLO

Gennaro Cannavacciuolo tratteggia uno splendido affresco, distensivo ma colto, comico ma anche sentimentale ed elegante, del periodo compreso tra gli anni 1890 e 1940, proponendo le canzoni tipiche del teatro popolare, basate sul doppio senso, l’allusione licenziosa, l’ironia.

Recuperando con spirito arguto il repertorio della ribalta minoredell’avan-spettacolo, del caffè-concerto e dellarivistaGennaro Cannavacciuolo si immerge in una lunga passeggiata a ritroso negli anni, attraverso i tempi e i modi espressivi di uno show a “luci rosse”, con classe ed eleganza, trascinando i grandi come i più giovani.

I testi rivisitati sono di autori come i celeberrimi Pisano-CioffiGill, Ripp e di altri popolari che fecero la fortuna della canzonetta sceneggiata. Un recital arguto ed erotico che diverte un pubblico dandogli l’occasione di riscoprire gliingenui meccanismi del ridere.

Uno spettacolo applaudito dalla critica, gioioso, interattivo con un repertorio ricco di indimenticabili chicche musicali, da Fatte da ‘a foto ad In riva al Po. Da Casta Susanna a Ciucculatina mia.

 

Recensioni

 

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Cafè Champagne

Canzone napoletana, comicità, molta professionalità. Un Gennaro Cannavacciuolo in forma smagliante che spazia dalle gag napoletane alle mises stile Josephine Baker. La compagnia è stata scelta da Baudo per una trasmissione nel prossimo autunno…

C.L., La Nazione, Carrara

 

Cafè-Champagne, risate assicurate: gli ingredienti per il divertimento assicurato ci sono tutti. Gennaro Cannavacciuolo, l’irresistibile attore già noto al pubblico sotto i panni di Cesira e di Paolino […] Il tutto diretto da Angelo Savelli, autentica garanzia per spasso e risate intelligenti. Notevole successo ovunque.

La Nazione

 

Gennaro Cannavacciuolo ha gli ammiccamenti ed il brio dei grandi comici della tradizione napoletana e quando esegue le canzoni del suo repertorio è irresistibile.

Roberto Incerti, La Repubblica

 

Il pubblico applaude. Gennaro Cannavacciuolo, colui che possiede la stoffa del trasformista, ma porta nello sguardo la luce magica di uno Charlot.

Carmelo Alberti, La Nuova

 

Successo di Cafè Champagne. Cafè e Champagne offerto con irresistibile bravura di Gennaro, festosamente evocato più volte alla ribalta.

Paolo Accattatis, La Repubblica, Venezia

 

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L’alba, il giorno, la notte

Gennaro Cannavacciuolo, bravissimo, fa in parte sua la lezione di Poli e punta sulla dizione, con vocali chiuse e intonazioni ispirate o da fine dicitore, e gesti esteriori d’epoca, da film muto o comica finale, cone quel piede che s’alza a ogni bacio.

Paolo Petroni, Corriere della Sra, 28.02.90

 

Gli attori, uno scintillante Gennaro Cannavacciuolo e una Lucia Ragni autoironica, hanno soprattutto il merito di ammiccare senza mai dar di gomito, conservando sempre la misura.

Rita Sala, Il Messaggero, 24.02.90

 

Gli interpreti Gennaro Cannavacciuolo e Lucia Ragni scatenano le risate: i due interpretati non avrebbero potuto essere più bravi né più spiritosi.

Masolino d’Amico, La Stampa, 23.02.90

 

… abbiamo ha disposizione un eccellente Gennaro Cannavacciuolo.

Rodolfo di Giammarco, La Repubblica, 23.02.90

 

Lucia Ragni e Gennaro Cannavacciuolo: due bravissimi attori.

Vittorio Morelli, Corriere della Sera, 21.02.90

 

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Gilda

L’estro linguistico è la dote migliore del testo che Cannavacciuolo sostiene con vari trucchi (si sente il lavoro fatto con Eduardo e Luca de Filippo) ed interpreta con sorrisi compiaciuti, mestiere, qualche moina. Applausi a scena aperta.

U.S, Il Messaggero, 19.12.88

 

A proporre questo personaggio è Gennaro Cannavacciuolo, attore già noto per aver lavorato con Pupella Maggio, Luca de Filippo, Gina Lollobrigida  ed ora per la prima volta alle prese con un soggetto femminile. L’impatto è dei migliori, laddove la finzione si manifesta fino in fondo, senza forzature ambigue od eccessi psicologici, un divertimento puro in cui l’inverosimile l’essere donna di Cannavacciuolo diventa l’argomento principale dell’ilarità che accompagna continuamente lo spettacolo.

Stefano de Stefano, Paese Sera, 04.11.88

 

Il viaggio d Gilda verso il successo. Protagonista di successo con “Un cilindro un fiore un frac”, Cannavacciuolo ha cominciato a recitare a Napoli del 1979. L’attore ha lavorato a fianco di Pupilla Maggio e per circa 7 anni è stato nella compagnia di Eduardo e poi di Luca de Filippo . Poi il grande passo: abbandonato lo staff di De Filippo i classici napoletani, Cannavacciuolo si è rivolto agli autori contemporanei. Anche il cinema e la tv hanno catturato Cannavacciuol…. Un curriculum di tutto rispetto…

Stefania De Bonis, Il Giornale di Napoli, 02.11.88

 

Un grande successo che sia alla prima che in replica ha registrato il tutto esaurito: il testo teatrale inedito “Gilda”. Cannavacciuolo ha saputo conquistare il suo pubblico come del resto era già avvenuto con lo spettacolo “Ti darà quel fior” che ha contato ben 50 repliche.

Bruno Chiavari, Il Messaggero, 09.09.88

 

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